
Corpi di luce
Introduzione
Corpi di Luce è un mattoncino di circa 700 pagine. Mi sono avvicinata incuriosita, la tematica sembrava interessante e ho iniziato a leggerlo. Mi affascinava che ogni capitolo fosse presentato dalla descrizione di un quadro, e soltanto arrivata alla fine dello stesso capitolo scoprivi il perché era stato dipinto. Sembrava originale. Mi piaceva anche lo stile, anche se mi sono chiesta se in lingua originale fosse così. A volte mi trovavo a inciampare o a sentir stridere le frasi e questo era piuttosto strano. La cosa positiva di questo libro è che mi ha fatto venir voglia di imparare a leggere in inglese per poter capire certe cose.
Mi piaceva, e poi…
La storia di Corpi di Luce
Corpi di Luce inizia con una coppia di giovani sposi: lui artista e amante dei fasti; lei completamente sottomessa ad una madre severa ed austera, ma con l’idea che nella vita bisogna sapersela cavare da sola. Dopo il matrimonio e la luna di miele nasce la prima figlia: Alathea. Da subito si capisce che la donna non è capace di prendersi cura della piccola. Soffre di depressione e non impugna niente che sia affilato perché sa che potrebbe cedere alla tentazione di porre fine a quella piccola vita. Eppure non ammetterà mai la sua debolezza.
Alathea cresce con l’assenza di affetto della madre, una rigidità morale e una privazione dei più basilari comfort che la famiglia potrebbe avere, come ad esempio accendere il camino nelle fredde giornate invernali. Il padre è pressoché assente, sempre impegnato nel proprio lavoro in cui sia Alathea che la sorella May, partecipano come modelle utili per la realizzazione di dipinti.
Crescendo, Ally (Alathea) matura il sogno di fare il medico, spinta soprattutto dalla volontà della madre. A seguito delle grandi aspettative che per la madre sembrano sempre essere deluse, inizierà a soffrire di attacchi di panico. Il medico diagnostica subito un’isteria dovuta alla fragilità emotiva di Ally, una delusione in più da dover vedere riflessa negli occhi della madre. Da qui Alathea inizierà ad avere comportamenti autolesionisti per riuscire a vivere con le sue colpe, reprimerà ogni sentimento per poter soffocare gli attacchi di panico che la assalgono senza preavviso.
Ammessa all’università di medicina, Ally è ospite della zia che le farà provare una vita diametralmente opposta a quella cui era abituata: cibo gustoso in tavola, una casa calda e accogliente in cui perdersi in calorose espressioni di affetto, attività effimere come leggere o chiacchierare con una tazza di tè caldo. Sarà qui che incontrerà l’uomo che sposerà, Tom, anche se appena dopo il matrimonio saranno costretti ad una lunga separazione. Il lavoro di Tom lo porterà per mesi a soggiornare in Giappone, dove verrà a contatto con usanze totalmente diverse da quelle inglesi.
Ally sarà quindi costretta a prendere decisioni che cambieranno la visione di molte delle persone che la circondano.
Recensione
L’inizio di Corpi di Luce mi aveva incuriosita, volevo sapere di più su questa giovane coppia, sulla difficoltà della depressione post parto e sulla neonata. Poi la storia compie un balzo temporale e ci troviamo già con Ally e la sorellina May che vivono la loro infanzia tra la rigidità della madre e la permissività del padre. La lettura è proseguita molto lentamente, non mi ha appassionata tanto quanto i primissimi capitoli. La parte centrale del libro è tutta concentrata sulle violenze emotive riservate alle figlie, le privazioni, le penitenze dolorose costrette a compiere per ogni delusione arrecata alla madre. Ally e May reagiscono in modi opposti: la prima si sottomette e affronta ogni cosa come una punizione meritata, la seconda reagisce, tira fuori il carattere, fa quello che più le piace e non china mai la testa.
Per quanto tutta questa parte sia esplicativa delle decisioni che Ally si ritrova a prendere in età adulta, della sua fragilità emotiva e mentale, credo che sia stata troppo lunga e pesante. In poche parole mi sono annoiata leggendo.
La storia ha ripreso ad essere interessante dopo il matrimonio di Alathea. In quel momento le linee narrative diventano due. La giovane donna che si ritrova a combattere per acquisire la posizione di medico che le spetta, all’interno di un manicomio per donne; e Tom, ingegnere addetto alla progettazione e supervisione alla costruzione di fari e che si ritrova ad esplorare il Giappone nelle sue usanze e tradizioni.
Anche in questo caso la narrazione è proseguita molto lentamente, ma è stata sicuramente la parte in cui ho assistito alla maggior crescita e sviluppo del personaggio, alla scoperta della psiche fragile con cui Ally deve avere a che fare, la rottura con il suo passato e l’accettazione del non sentirsi adatta alla società. Sono state le ultimissime pagine quelle che mi hanno emozionata.
Personaggi
La psicologia di ogni personaggio è strutturata bene, anche se in certi casi è stata portata all’esasperazione. Ad esempio il padre di Ally è un uomo superficiale, incapace di amare e scaldare l’animo rigido di sua moglie, e che utilizza le due figlie solo come modelle per i propri quadri. Al contrario la madre è cresciuta nella più totale austerità, tra regole rigide e penitenze. L’unico scopo della sua vita è aiutare i più poveri, ma solo perché con loro condivide una sofferenza profonda. Per lei è impossibile ammettere gioia e amore nella sua vita.
Ally cresce e cambia durante tutta la storia, e questo soprattutto grazie alla zia che la ospita e la accudisce come fosse sua figlia. Anche Tom per Ally sarà una sfida importante e decisiva, riuscirà ad amare un uomo? Ad essere moglie e medico?
Concludendo…
Sicuramente un aspetto che ha influito molto negativamente nella lettura sono stati i refusi che ho trovato. È vero che si parla di un tomo di quasi 700 pagine, ma trovare una decina di errori mi sembra decisamente troppo, soprattutto per una casa editrice dallo storico prestigio come Bompiani. Ancora una volta la scarsa cura all’edizione penalizza la qualità potenziale del libro.
Alla fine dei conti di questo libro mi sono piaciute molto le tematiche trattate, ma al contempo lo stile estremamente lento ha appesantito molto la lettura. Sarà che le saghe familiari non mi sono congeniali, ma penso che questa storia avrebbe potuto rendere benissimo tutto ciò che voleva dire anche con 200 pagine in meno.
Comunque non mi sento di sconsigliare a priori questa lettura perché sa sicuramente portare avanti delle tematiche molto interessanti. Per chi ama le saghe familiari sicuramente saprà apprezzare maggiormente la storia di Alathea.
Voto
Altre storie di vita di cui abbiamo parlato nel Salotto
– Gli indifferenti di Moravia
– Non ora, non qui di Erri De Luca