Dieci Piccoli Indiani – Recensione

Copertina libro Dieci Piccoli Indiani

Dieci Piccoli Indiani

Nigger Island è un’isola comprata da un famoso attore in cui ha fatto costruire una villa di ultima generazione, comprensiva di tutti i comfort. Dopo la sua vendita si sono avute solo dicerie su chi fosse l’attuale proprietario.
Dieci persone, completamente diverse tra loro, si trovano invitate da U.N.Owen in quella casa per vari motivi.
Scopriranno presto di trovarsi confinati in quella che sarà una trappola mortale.
Dieci colpevoli, ma un solo assassino. Tu sei in grado di capire chi è?

Introduzione

Agatha Christie è un nome conosciuto in tutto il mondo e anche chi non ha mai letto i suoi libri sa cosa aspettarsi. Per me questo è stato il suo primo libro e, nonostante la sua fama la preceda, è riuscito a sorprendermi piacevolmente.

Aneddoti personali

Nel videogioco “The Elder Scrolls IV: Oblivion“, seguendo la questline della Confraternita Oscura, vi è una missione intitolata “Chi è stato?“(“Whodunnit?“) che riprende il romanzo Dieci Piccoli Indiani. Il giocatore è infatti mandato in un maniero dove deve eliminare uno per uno gli altri ospiti senza farsi scoprire, potendo influenzarli (insinuando sospetti od accattivandosi simpatie) in modo da convincerli che il reale assassino sia un altro.

Recensione

Dieci Piccoli Indiani, oltre ad essere un giallo perfettamente riuscito, è un’opera che osserva da vicino la psicologia umana in situazioni di stress estremo e questa è una cosa che trovo molto affascinante. Dieci persone si trovano costrette su una piccolissima isola, a convivere nella stessa casa. In ogni camera da letto è presente la filastrocca dei dieci negretti e nella sala da pranzo, sul tavolo, ci sono dieci statuine di negretti che iniziano a sparire ogni qualvolta qualcuno muore, aumentando così lo stress generale. Questo espediente rende concreta la perdita di qualcuno e permette ai personaggi di rivedersi in quelle statuine, acuendo il terrore di poter essere il prossimo.
La prima sera, quando tutti sono riuniti nella sala viene azionato un disco in cui sono registrate date e nomi delle persone che i presenti hanno ucciso. Ognuno ha un passato da nascondere, e non ammetteranno la loro colpa se non trovandosi di fronte alla propria morte.
I personaggi iniziano a conoscersi, presentandosi di fronte agli altri e negando categoricamente l’omicidio del quale sono accusati.
Dopo alcune ricerche scoprono che l’isola è completamente vuota, quindi tra loro qualcuno mente, ma chi?
Osservare l’evoluzione psicologica dei personaggi è molto interessante. All’inizio si salvano le apparenze, e tutti gli invitati della villa mantengono il sangue freddo e lo spirito critico. Ma ad ogni nuova morte la tensione aumenta fino a che gli uomini, come afferma la stessa autrice, si trasformano in bestie come fossero in uno zoo. Nessuno si fida più di nessuno, mentre ognuno è logorato dai propri peccati e l’isteria si impadronisce dei superstiti.
Lo stile della Christie è semplice e pulito, non si perde in virtuosismi e crea l’atmosfera in poche frasi. La tensione pervade chi legge e mi è stato impossibile allontanarmi dal libro finché non ho letto l’ultima pagina.
La trovata della filastrocca credo sia un espediente brillante e coinvolgente: durante la lettura tornavo indietro con le pagine per rileggerla, cercando di capire come le cose sarebbero potute andare. Nonostante i miei sforzi però, mi è stato impossibile prevedere le mosse della Christie, davvero originale.

Conclusioni

Non leggo spesso gialli, ma Dieci Piccoli Indiani mi ha fatto capire quanto potenziale abbia questo genere. La storia non si limita ad un omicidio che va risolto: è un vero e proprio esperimento sociale, uno studio psicologico estremamente coinvolgente.
Leggerò sicuramente altro di Agatha Christie.

Voto

5/5

Citazioni

Quel che c’è di buono nelle isole è che, quando vi si arriva, non si può andare oltre, si è giunti come a una conclusione…

Di nuovo, il giudice si accarezzò con l’indice il labbro, approvando. “Mi pare che le sue conclusioni siano giustificate. Ulick Norman Owen! Nella lettera della signorina Brent, sebbene il cognome sia un semplice sgorbio, i nomi di battesimo sono abbastanza chiari: Una Nancy. In entrambi i casi avrete notato le medesime iniziali. Ulick Norman Owen. Una Nancy Owen: tutt’e due le volte, quindi, U.N. Owen. Oppure, con un leggero sforzo di fantasia, Unknown!”

3 Risposte a “Dieci Piccoli Indiani – Recensione”

    1. Ciao Elisa! Per ora è l’unico che io abbia letto, ma di tanto famoso quanto Dieci Piccoli Indiani c’è Assassinio sull’Orient Express, sarà il prossimo che leggerò anche io!

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