Il problema dei tre corpi – Memoria del passato della Terra di Cixin

Il problema dei tre corpi – la saga

Liu Cixin

Il Problema dei tre corpi è il primo romanzo della trilogia Memoria del passato della terra del prolifico e premiato autore Liu Cixin (Pechino, 1963). Ho letto l’edizione edita Mondadori, tradotta dall’inglese da Benedetta Tavani. L’edizione inglese usata per la traduzione è quella di Ken Liu, con note a piè di pagina per la spiegazione di alcuni riferimenti oscuri per il popolo occidentale. Un vero peccato è non avere una traduzione integrale dal cinese: la traduzione su due passaggi è comunemente usata in editoria, eccetto rari casi, e purtroppo il testo ne risente. Ho letto estratti della versione inglese e mi pare scorra di più. Un fun fact (poi non tanto fun) che mi piace ricordare sull’edizione inglese, è che i capitoli sulla rivoluzione culturale sono stati portati a inizio libro, come da volere dell’autore. Poiché nell’edizione cinese l’editor aveva deciso di spostarli in mezzo, per paura della censura del governo.

La storia – Spoiler free

La storia inizia in Cina, nel periodo della Rivoluzione e nel clima di terrore in cui vivevano i rivoluzionari. Protagonista è l’astronoma Ye Wenjie(叶文洁), il cui cognome, con un leggero salto di fantasia, suona come Wenjing (文静) che descrive una persona calma e tranquilla, come la immagino nel testo. Questi piccoli vaneggi sui nomi sono il motivo per cui in una doppia traduzione il testo viene assolutamente cambiato.

Ye viene ritenuta una pericolosa rivoluzionaria, e quindi esiliata e costretta praticamente alla prigionia. Eppure, diventerà la persona più importante nella storia dell’umanità: sarà la prima a scoprire che non siamo soli nell’universo, riuscendo a mettersi in contatto con una razza aliena, superiore in tecnologia all’umanità.
Nel Il Problema dei tre corpi viene affrontato proprio questo aspetto: Come reagirà il mondo a una notizia del genere? Siamo davvero pronti a entrare in contatto con gli Alieni? Possiamo fidarci a farli venire in pace sul nostro pianeta o dobbiamo armarci?
Tutte queste domande troveranno risposte, ma dovrete leggere anche gli altri due libri.

A chi lo consiglio

Lo stile narrativo di Liu Cixin nel Problema dei tre corpi mi piace molto. È esaustivo nelle descrizioni delle tecnologie, aliene e umane, e lascia “respirare” molto i suoi personaggi. Si riesce a capire che è affezionato a ogni anima che crea nel suo mondo, la lascia libera di esplorare se stessa e le azioni che compiono sono abbastanza naturali. La storia si sostiene molto bene, e tutta la trilogia non ha grossi buchi di trama e nessun momento in cui ho pensato che stesse forzando la storia. Anzi, tutte le rivelazioni e i colpi di scena mi sono sembrati molto originali, e nel complesso mi ha fatto riflettere.
Il punto di forza di questo libro, e sicuramente anche degli altri due, restano alcune idee di scienza, di filosofia e di sociologia che mi hanno spinto ad una profonda riflessione su come il mondo possa davvero reagire a un incontro con gli alieni. Si sente che Liu Cixin nel Problema dei tre corpi usa tutto il suo background scientifico, e le sue spiegazioni mi hanno sempre soddisfatto.
Alcuni punti critici per me, sono stati il leggero (neanche tanto) velo di sessismo presente nel testo, di cui vi parlo più approfonditamente qui sotto, nella sezione spoiler. Le donne vengono sempre rappresentate come fragili, emotive, materne. E tutte le decisioni che prendono sono illogiche e dettate da sentimenti nascosti in ogni donna. Su molte cose, io e Liu non la pensiamo assolutamente allo stesso modo. Ma ovviamente questo non c’entra nulla, la storia è davvero bella. Mi aspetto che sarà uno di quei libri che farà appassionare al genere fantascientifico molti ragazzi. Anche grazie alla serie Netflix.
E poi, è piaciuto anche a Obama, che ha detto:

“Fun to read, partly because my day-to-day problems with United States Congress seem fairly petty.”


Mi fa molto ridere pensare che mentre lo leggeva, pensava “dai, almeno non devo pensare pure agli alieni”.

Forse l’idea che mi è piaciuta di più: quando si viene a scoprire che l’universo è popolato da predatori; non siamo soli, ma sono tutti pronti a distruggerti. L’unica opzione per sopravvivere nell’universo è stare zitti e buoni, perché rivelare la propria posizione, significa morte certa.
Quest’idea mi ha fatto accapponare la pelle, ed è assolutamente geniale. Il pericolo esiste davvero, è uno dei possibili scenari della teoria de giochi, e uno dei motivi per cui la guerra fredda ci ha fatto tanto paura. Attaccare il prima possibile spesso è una strategia vincente, anche se altamente distruttiva. Non è detto che l’evoluzione prediliga l’arte e il rispetto, su scala universale. Voi cosa ne pensate? Sono davvero curioso di parlarne e di sentire altre idee.

L’idea che un popolo avanzato tecnologicamente possa sfruttare le dimensioni a suo piacimento non è certo una novità. Anche usarla come arma non è una novità, mi ricordava sempre la Zona fantasma dei Kryptoniani. Eppure, quando lo spazio azzurro scopre i resti delle entità quadri dimensionali alla deriva nel cosmo, come piccoli pesci in acquari che stanno prosciugando, mi sono sentito male. Mentre leggevo, sentivo un senso di fatalità estrema. È nella natura umana utilizzare le risorse fino alla completa rovina. E se tutte le altre civiltà fossero come noi? Avare e noncuranti dell’universo in cui viviamo, capaci solo di distruggere. E questo credo mi abbia fatto innamorare della serie. La potenza con cui Liu cerca di avvertirci che c’è bisogno di un cambiamento, che per me sarebbe di fare l’amore e non la guerra. Anche se forse non è proprio lo scopo dell’autore, che penso sia più sul “bisogna subito armarsi e lanciare la prima bomba, avere l’arma più grossa.”

Voto

3/5

Ti è piaciuto questa recensione? Se vuoi leggere altro scritto da Sal, tra i suoi articoli abbiamo le recensioni di Gli indifferenti, Moby dick, Rumore Bianco, Una cosa divertente che non farò mai più, e il grande classico di Anna Karenina.

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