Topo Gigio, Lucio Corsi e l’anarchia della dolcezza: Sanremo riscrive la mascolinità

Per la prima volta nella storia di Sanremo, Topo Gigio fa la sua apparizione sul palco nella serata dedicata alle cover. A invitarlo è una figura improbabile, il particolarissimo cantautore Lucio Corsi. Insieme hanno cantato “Nel blu dipinto di blu”, reinterpretando un classico italiano di Domenico Modugno, prima voce di Topo Gigio e canzone vincitrice dell’ottava edizione del festival nel 1958.
Un esempio di originalità e autenticità difficile da imitare in questo festival dove tutto è basato su punteggi e ascolti. Corsi riesce a restare fedele a se stesso. E secondo noi è stato capace di ribaltare l’idea del duro, di maschio e di autore.

L’idea del maschio “duro”

Nel pezzo presentato a Sanremo, Volevo essere un duro, Corsi si tuffa nel tema dell’identità maschile. Parla di quel desiderio comune di sembrare “duri”, un’immagine che i media ci rifilano ovunque, e lo mette a confronto con la consapevolezza di essere fatto in un modo completamente diverso e unico.

Già dal secondo verso, “Però non sono nessuno / Non sono nato con la faccia da duro”, si sente forte la tensione tra l’ideale del maschio tutto muscoli e zero emozioni e la realtà più sfaccettata di chi è realmente. Poi arriva quel pugno emotivo con “Ho anche paura del buio”, una frase che smonta l’idea tossica che gli uomini debbano essere sempre coraggiosi e impavidi. Qui Corsi va dritto contro i cliché della mascolinità tossica, e non c’è bisogno di leggere tra le righe per capirlo.
Il brano termina con una riaffermazione di sé: “Non sono altro che Lucio”. Una frase che è già tutta poesia, che esprime il non poter essere altro che, come a sfidare un’idea imposta da altri. In fondo, la vita è davvero un “gioco da ragazzi” solo se, come Lucio, troviamo il coraggio di essere anarchici e autentici.
La canzone infatti, anche se molto pop, è anarchica punk nel core (sia “core” inglese che “core” napoletano).

L’anarchia dell’essere sensibili

La figura di Lucio Corsi può essere paragonata a quella di Newt Scamander, protagonista della serie Animali Fantastici. Entrambi rappresentano una mascolinità più empatica e sensibile, lontana dai canoni tradizionali.

Scamander, interpretato da Eddie Redmayne, è un magizoologo introverso e compassionevole, la cui forza risiede nella cura e nella comprensione delle creature magiche.
Questa rappresentazione contrasta con l’eroe maschile tipico, spesso ritratto come dominante e privo di vulnerabilità. Sia Corsi che Scamander incarnano una nuova visione della mascolinità, dove l’empatia e l’autenticità sono al centro.

Un nuovo eroe, il nostro Corsi, che ci mostra come si può essere sensibili e vincere il cuore di milioni di persone.

La performance di Corsi a Sanremo 2025 e il successo di personaggi come Newt Scamander indicano un cambiamento nella percezione della mascolinità. La società, per fortuna, sta iniziando a riconoscere e valorizzare qualità come la sensibilità, l’empatia e la vulnerabilità negli uomini.

Questo cambiamento è riflesso anche nei media e nella cultura pop, dove emergono sempre più modelli maschili che sfidano le norme tradizionali. La celebrazione di diverse espressioni di mascolinità contribuisce a una società più inclusiva e comprensiva.

Quindi… ringraziamo tutti Corsi

La partecipazione di Lucio Corsi a Sanremo 2025, con il suo duetto con Topo Gigio e il brano “Volevo essere un duro”, offre una riflessione profonda sulla mascolinità contemporanea. E ci fa bene riflettere su questi personaggi e sui loro particolarissimi modi di affrontare l’esperienza umana. Da umano, e da uomo, ringrazio Corsi, che nel suo modo tutto particolare di affrontare la vita ci dimostra che l’umanità è poliedrica e mutevole. E tra tutti i Tony Effe, uno si può permettere, senza paura, di essere Topo Gigio e venire strapazzato di coccole dai fan.

Avevi mai notato che a Sanremo tantissimi artisti e ospiti sono over 70? Ne parliamo nel nostro articolo: “Ok Boomer” a chi? Il Festival di Sanremo combatte l’Ageismo

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