Ho sempre scritto, ho sempre amato tenere con me un quaderno. Nel tempo sono passata dall’avere fogli sparsi, appunti sul pc, all’avere un vero e proprio Notebook. Anche il Notebook si è poi evoluto, diventando un Bullet Journal, che tanto ha spopolato negli ultimi anni.
Avere un foglio e una penna con me è d’obbligo insomma. Annoto qualsiasi cosa: sogni, pensieri, emozioni… ma all’inizio scrivevo soprattutto storie. Le storie che mi facevano sognare di poter diventare un giorno una scrittrice.
C’è stato un momento poi, tra la fine della scuola e l’inizio dei vari lavori che ho iniziato a fare, in cui ho vissuto un enorme blocco, non riuscivo più a creare niente e sono andata in crisi.
Negli anni ho cercato, letto e ascoltato centinaia di post e video sui writers notebook o writers journal. Cercavo ispirazione, cercavo il coraggio di iniziare quella prima pagina che ho sempre creduto di vitale importanza per stabilire la buona riuscita dell’intero notebook. Cercavo il modo giusto di scrivere una storia, e ne ho trovati a decine. La storia in 3 atti, in 5 atti, save the cat, il metodo del fioco di neve… ma per lo più ho trovato liste infinite da compilare nel tuo Writers Notebook inerenti i personaggi della tua storia, il loro passato, l’ambientazione…
Più provavo a seguire queste strade già tracciate, più mi demoralizzavo perché niente sembrava funzionare. Le mie storie non riuscivano più a prendere forma, io ero sempre più frustrata e non ottenevo niente di buono.
Vi siete mai sentiti inadatti per realizzare quello che era il sogno della vostra vita? Io mi sentivo così.
Non troppo tempo fa mi sono ricapitati tra le mani tutti i miei vecchi notebook, anni e anni della mia vita racchiusi tra quelle pagine. Tra questi ho iniziato a sfogliare quello che è stato il mio primo vero notebook in cui scrivevo a circa 16 anni. Lo portavo sempre con me, nella cartella di scuola, nella borsa. Lo tiravo fuori quando ero a lezione, quando ero nella mia cameretta, quando ne avevo più voglia.
A quel tempo avevo intuito una grande verità che con il tempo ho dimenticato: scrivere è un processo creativo che deve essere libero.
Nel mio primo notebook non c’erano calendari, indici, elenchi infiniti, archi narrativi, buoni propositi… non c’era logica, c’era solo voglia di creare, tra una storia, un disegno, una scena di una storia che era iniziata pagine prima. Non c’era paura di sbagliare, non c’erano aspettative da mantenere, non c’era la mania di rendere un oggetto perfetto tra marker, evidenziatori, adesivi… Quelle pagine erano solo un flusso di creatività senza alcun tipo di limiti autoimposti. Un foglio e una penna.
Così ho capito, o meglio ho ricordato, che non ci sono regole, non ci sono schemi, non ci sono Bullet Journal o Writers Notebook che possano reggere il confronto. Imbrigliare la creatività non è la strada giusta.
Se vuoi scrivere, se vuoi creare, devi lasciar scorrere quel fiume che parte da dentro di te, il processo creativo è personale e non segue schemi.
L’unico consiglio reale è questo: divertiti, mettiti in gioco, lasciati trascinare dai tuoi personaggi, e credi nella tua fantasia. Se non ti stai divertendo non lo stai facendo nel modo giusto.