La città di vapore – l’ultimo incanto di Zafòn

città di vapore

La città di vapore

Carlos Ruiz Zafon

Introduzione

La città di vapore è una raccolta di racconti. Per essere esatti gli ultimi che vedremo pubblicati di Zafòn. Quest’opera doveva essere il dono da parte dell’autore per tutti quei lettori che hanno amato la Barcellona de L’ombra del vento. Purtroppo a causa della sua prematura scomparsa l’opera è uscita postuma. Un ultimo grande omaggio al nostro amato Zafòn.

Recensione

Gli undici racconti de La città di vapore non sono correlati alla tetralogia de L’ombra del vento. Ad eccezione di uno, in cui il riferimento al Cimitero dei Libri Dimenticati mi ha piacevolmente sorpresa. La Barcellona in cui sono ambientate queste brevi storie è la Barcellona di cui ci siamo abituati a leggere insieme a Daniel, è vero. Tra queste pagine incontriamo nuovi personaggi, scopriamo nuove strade, viviamo altre vite.
Incontriamo Cervantes e la sua opera dannata, ma altrettanto amata; Gaudì e il suo genio incompreso. Si passa da un personaggio all’altro, che sia noto o meno, e ciò che caratterizza ognuno di loro è la malinconia di fondo che permea le loro anime. Il senso di estraniamento dal mondo, la debolezza degli uomini, la corruzione del loro essere. E soprattutto la sensibilità di gran lunga superiore che i ragazzini hanno rispetto agli adulti, aridi, troppo concentrati su loro stessi per essere capaci di amare davvero.

Lo scenario è sempre lo stesso, seppure ogni volta sembri mutare con la naturalezza con la quale mutano le piante: Barcellona. Una città fumosa, eterea, dominata dalle cupe guglie gotiche, dalle fabbriche cineree. Un labirinto permeato di vita e in cui ti ritrovi a passeggiare senza neanche accorgertene.
Una delle cose che più ammiro di Zafòn è la facilità cn cui riesce a trascinarti tra le vie percorse dai suoi personaggi, la naturalezza con la quale ti senti trasportato scorrendo le sue righe. Una magia che raramente mi è capitato di vivere senza rendermene conto.

Le storie de La città di vapore oscillano tra realtà e fantasia. Leggendole mi sono sentita parte di ognuna, ho sentito il peso che ognuno dei personaggi porta con sé, ho sentito la malinconia, ho sentito il dolore e la disperazione.
Parlare di ognuna è complicato, recensire le storie brevi non è semplice perché si rischia di dire troppo o troppo poco, in ogni caso rovinerei la magia di queste pagine.

Concludendo

Non c’è molto da dire, Zafòn è l’artista della parola.
Non ho mai letto nessuno come lui, né credo lo leggerò mai.

Voto

4/5

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