American Psycho, il ragazzo della porta accanto non è sempre buono

Copertina libro American Psycho

American Psycho

Bret Easton Ellis
Patrick Bateman ha 27 anni, lavora a Wall Street e la sua più grande preoccupazione sono i suoi capelli. Veste i migliori vestiti firmati, mangia nei più costosi ristoranti di Manhattan e passa la notte tra cocaina e sesso.
Questa è l’America di metà anni ’80, questa è la vita di un uomo che potrebbe essere un tuo vicino di casa, un tuo amico, un collega. Ma Bateman ha un lato oscuro, perversioni che ha bisogno di sfogare uccidendo in modi atroci prostitute, bambini, animali. American Psycho è un avvertimento per tutti i lettori: ognuno ha un lato oscuro che non conosciamo e che potrebbe essere peggio di ogni nostra immaginazione.

Introduzione

American Psycho è stato una vera e propria spina nel fianco. Ci ho messo settimane per leggerlo, prima perché era davvero molto lento e tedioso, poi perché era davvero molto cruento e in entrambi i frangenti la lettura procedeva piuttosto lentamente. Trovo che questo sia un libro difficile da leggere tutto d’un fiato, se non altro perché ne esci disturbato in prima persona. A più riprese sono stata costretta a chiudere il libro e distrarmi, prima di poter riprendere la lettura.

Recensione

Devo dire che lo stile narrativo di Ellis non mi ha particolarmente coinvolta o conquistata, ma rende perfettamente l’idea di quale sia la realtà in cui vive Bateman. La superficialità fa da sovrana nella vita del protagonista che pure ne soffre. Prova a parlare con le ragazze che frequenta, senza che queste gli prestino ascolto, quelli che considera amici lo consultano solo per chiedere consigli di moda, anche quando si ritrova a confessare i suoi crimini nessuno gli presta ascolto. Quello che conta è la marca dei vestiti che indossi, possedere gli oggetti tecnologici di ultima generazione, i più costosi, tenere appeso un quadro che vale milioni, ma non sapere di averlo appeso sottosopra. Il protagonista viene spesso confuso con altri colleghi e lui stesso scambia i suoi conoscenti tra di loro, a rimarcare quanta poca importanza viene data all’individuo, quanto tutti si somiglino cercando di raggiungere il modello di perfezione.
Questa vita all’apparenza perfetta però è affiancata da nottate piene di alcool e cocaina, sesso effimero e violenze che non danno soddisfazione a Bateman, spingendolo sempre più oltre al limite. Andando avanti nella lettura si scoprono le perversioni del protagonista, sempre più crudeli, sadiche, colme di odio e disprezzo, perverse… Se non hai lo stomaco forte, lascia stare questo libro.
Le scene sono davvero esplicite e cruente, alcuni lo condannano per questo, ma per quanto io per prima abbia avuto difficoltà nel leggerle, credo che siano giustamente rappresentate. Questo libro non è stato scritto per soddisfare il lettore, ma per metterlo di fronte a una realtà: i serial killer esistono, e il tanto gentile ragazzo della porta accanto potrebbe tenere le cervella della sua vittima nel frigorifero in attesa di farci colazione.
Esattamente come nella vita di Bateman, American Psycho raggiunge un suo picco, ma mai la catarsi. La conclusione lascia un po’ l’amaro in bocca poiché non c’è un punto risolutivo, una svolta. Se vi aspettate che il bene vinca su tutto, questo non è il libro giusto.

Conclusioni

In conclusione American Psycho è un libro difficile da digerire, leggerlo una volta è stato più che sufficiente. Però sono contenta di averlo fatto, è sicuramente un pezzo di cultura americana che ha influenzato molto la nostra realtà. Non posso dire che mi sia piaciuto, ma è interessante entrare nella mente di personaggi inusuali e sicuramente disturbati.

Voto

3/5

Citazioni

“Il passato non è la realtà. Il passato è solo un sogno,” dico. “Non parlarmi del passato.”

Ho tutte le caratteristiche di un essere umano: sangue, carne, pelle, capelli; ma non ho una singola, chiara, identificabile emozione, a parte l’avidità e il disgusto.

In poche parole: mi sento di merda ma ho un aspetto magnifico. 

Non me ne importa nulla di tutto quello che ho in comune con i pazzi e i deliranti, con i perversi e i malvagi, sono oltre tutto il dolore che ho causato e anche oltre la totale indifferenza che ho provato. Ciò nonostante, mi tengo ancora saldo a un’unica squallida verità: non si salva nessuno, non c’è redenzione per nessuno. Dunque non mi si può biasimare. Ogni modello di comportamento umano deve avere una sua validità. Il male sta in quello che sei? O in quello che fai? Il dolore che provo è costante, acuto, e non spero in un mondo migliore per nessuno. In realtà desidero infliggere agli altri il mio dolore. Non voglio che nessuno mi sfugga. Ma anche dopo aver ammesso tutto questo – e l’ho fatto innumerevoli volte, praticamente in ogni mia azione – e dopo essermi ritrovato faccia a faccia con queste verità, non c’è catarsi. Non ho acquisito alcuna conoscenza più approfondita di me stesso, e niente di nuovo può essere compreso in base al mio racconto. Non c’era alcun motivo perché vi raccontassi tutto questo. Questa mia confessione non significa niente…

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