L’incolore Tazaki Tsukuru e dei suoi anni di Pellegrinaggio – Recensione

Copertina del Libro L'incolore Tazaki Tsukuro e dei suoi anni di pellegrinaggio

L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio

Haruki Murakami
Tazaki Tsukuru ha trentasei anni e una vita del tutto normale. Un lavoro redditizio, una famiglia affettuosa, nessun problema di salute. Da sedici anni però, porta dentro sé una ferita che non si riesce a rimarginare: un giorno, senza alcuna spiegazione, il suo affiatatissimo e amato gruppo di amici lo allontana. Non deve mai più chiamarli né farsi vedere. Questo trauma ha influenzato la vita di Tsukuru per sedici anni, fino a che un giorno non decide di scavare a fondo e risolvere questo mistero.

Introduzione

L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio è uno degli ultimi libri scritto da Murakami, il quarto romanzo dell’autore che leggo. La storia si snoda principalmente sulla vita di Tazaki Tsukuru, affrontando l’intera crescita emotiva e personale del protagonista. Tutta la narrazione gira intorno ad un evento traumatico avvenuto all’età di venti anni.
Tsukuru, da sempre un ragazzo sveglio e molto riservato, fa parte di un piccolo gruppo di amici (due ragazze e tre ragazzi) per tutto il periodo dell’adolescenza. Tra loro c’è un forte legame affettivo, di stima e fiducia reciproca: coesistono in perfetto equilibrio.
Un giorno, di punto in bianco, Tsukuru viene espulso da questo idillio senza alcuna motivazione. Questo evento definirà un cambiamento radicale nella personalità di Tsukuru fino al giorno in cui non deciderà di indagare nel suo passato per curare quella ferita che, a distanza di sedici anni, continua ad influenzare la sua vita e le sue relazioni.

Recensione

Dal mese di luglio del suo secondo anno di università fino al gennaio seguente, Tazaki Tsukuru aveva vissuto con un solo pensiero in testa: morire”.

Così inizia il tredicesimo romanzo di Murakami, una frase ad effetto che dà, già dalla prima pagina, la sensazione di malinconia che caratterizza i romanzi del nostro autore orientale.
L’incolore Tazaki Tsukuru […] non tradisce la fama dell’autore, ed è riuscito a comprimere una storia dal grande impatto emotivo in sole 300 pagine.
Lo stile è il solito degli altri romanzi di Murakami. Come già parlato nella recensione di La ragazza dello Sputnik, anche questo romanzo è colmo di simbolismi, e la crescita interiore e comprensione di se stessi è il punto cardine intorno cui si sviluppa l’intera narrazione.
Dopo aver letto After dark e aver abbandonato Il segno della pecora stavo perdendo le speranze di trovare un degno successore di Norwegian wood; finalmente posso affermare che Murakami ha scritto anche altri bei libri durante la sua carriera.
La lettura è stata scorrevole dall’inizio alla fine; i racconti dei vari personaggi riescono ad evocare immagini nitide nella mente del lettore e la voglia di continuare a leggere per scoprire la verità aumenta pagina per pagina, fino a che si diventa un tutt’uno con Tazaki Tsukuru. La forza di questo libro sta nelle sensazioni che lascia a chi legge. Ad un certo punto infatti, ero così trasportata dalle vicende di Tsukuru che riuscivo a provare la stessa ansia che provava lui, la stessa angoscia di non conoscere la verità, la stessa paura di perdere qualcuno che amo. Questo forte trasporto è però un’arma a doppio taglio.
Da una parte ti cattura e riesce a farti immergere anima e corpo nella storia; dall’altra parte fa storcere il naso per la sensazione di irrisolto. Come già successo in altri suoi libri, infatti, Murakami non conclude tutti i filoni narrativi che apre, lasciando in sospeso parti della trama. Queste talvolta vengono dimenticate dal lettore che segue la narrazione senza farci caso; talvolta sono parti palesemente incompiute anche ai lettori meno attenti.
Ad esempio, la storia del caro amico Haida si articola in modo molto dettagliato e minuzioso. Il personaggio è ben presentato, ha una personalità e una storia definiti. Per tutta la parte iniziale, la narrazione si incentra fortemente anche su di lui. Poi, di punto in bianco, Murakami lo liquida in poche frasi e lo espelle completamente dalla storia. Questo “lasciare in sospeso” è così palese da portarci a pensare che ci sia qualche misterioso significato intorno alla sparizione improvvisa di un personaggio importante, e quindi scriviamo da soli il pezzo mancante della storia. Sarà anche una strategia del tutto volontaria, ma leggendo qualche altro libro di Murakami è inevitabile pensare che questi filoni narrativi troncati siano delle idee dal grande slancio che nella mente dello scrittore non hanno trovato altri sviluppi, e quindi vengono lasciati lì dove sono.
Stesso discorso per la parte finale.
Veniamo lasciati in sospeso, abbandonati in una realtà che non siamo ancora del tutto in grado di inquadrare. In un primo momento non l’ho apprezzata come decisione narrativa, però credo sia l’unico e solo modo in cui poteva concludersi questo libro. Tazaki Tsukuru è, da sempre, l’incolore. Una mancanza continua di fiducia, decisione, stima personale caratterizza il personaggio principale e l’intero racconto. Non poteva esserci quindi modo migliore di concludere un romanzo del genere se non con una mancanza.

Conclusioni

L’incolore Tazaki Tsukuru merita assolutamente una possibilità. È consigliato sia per chi si approccia per la prima volta a Murakami, sia per chi lo conosce già e vuole leggere un testo di qualità. I caratteri principali del libro sono la malinconia e il senso di vuoto interiore. Non è una lettura impegnativa, e lo consiglio sopratutto a chi nella sua vita ha perso dei forti legami o si è sentito smarrito.

Voto

4/5

Citazioni

Il cuore umano è come un uccello notturno. Attende in silenzio qualcosa e, quando viene il momento, vola dritto in quella direzione.

A unire il cuore delle persone non è soltanto la sintonia dei sentimenti. I cuori delle persone vengono uniti ancora più intimamente dalle ferite. Sofferenza con sofferenza. Fragilità con fragilità.

Si possono seppellire i ricordi ma non si può cambiare il corso della storia.

La verità è come una città sepolta. Ci sono casi in cui col passare del tempo si accumula sempre più sabbia, altri in cui la sabbia viene soffiata via e tutto torna alla luce.

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