Wallace e la cosa divertente che non farà mai più

Una cosa divertente che non farò mai più

Introduzione

“Una cosa divertente che non farò mai più” (A Supposedly Fun Thing I’ll Never Do Again) è una raccolta di saggi di David Foster Wallace, pubblicata per la prima volta in America nel 1997 e in Italia – come singolo saggio – nel 1998 dalla casa editrice minimum fax nella collezione sotterranei. L’originale è stato scritto come fosse una brochure pubblicitaria di una nave da crociera, lo potete trovare in PDF qui. Consiglio di almeno dargli un’occhiata perché è una delle cose più graficamente acide e sarcastiche – probabilmente sotto consiglio di Wallace – che abbia mai visto.
Il libro nasce quindi come reportage commissionato dalla Harper’s Magazine per mandare David Foster Wallace come inviato speciale sulla nave da crociera Extralusso MV Zenith della Celebrity Cruise.

David Foster Wallace è ormai entrato in quella zona peculiare di nicchia/icona che è diventato un culto vero e proprio da chi è riuscito a finire Infinite Jest. Ed è assolutamente la posizione che gli spetta, poiché, per citare in una intervista Zadie Smith: “Wallace ha semplicemente quel genere di cervello che viene voglia di frequentare.”

Quello che penso

David Foster Wallace è tagliente, arguto, sempre pronto con un commento acido e sarcastico che punge dritto al cuore del problema. Quel genere di persona che se vi fa un commento che vi sembra innocente, dopo due giorni vi renderete conto che era una offesa velata a qualche parte nascosta del vostro carattere. Wallace non è mai uscito dall’età puberale.
Una cosa divertente che non farò mai più è esattamente questo. Prendete un teenager anarco-nichilista e piazzatelo in mezzo ai peggio vecchi benestanti dell’America, in una crociera extralusso con tanto turbo-capitalismo e servilismo da far accapponare la pelle a Karl Marx. Aggiungete a questo teenager un pizzico di nevrosi e la Selacofobia – paura degli squali – e avrete questo saggio. Io l’ho amato dalla prima all’ultima pagina.

Non mi soffermerò sullo stile di Wallace, dato che è il primo suo libro che leggo, e non ho affatto le competenze linguistiche per farlo. Posso dirvi solo che dovete essere pronti a leggere tante note a piè di pagina. E che le maledette note, a volte, hanno delle altre maledette note. Questo blocca il flusso del testo, lo spezza, e nel bel mezzo del discorso ci troviamo a saltare tra note e pagine, e a volte ho sinceramente perso il filo del discorso.

Credo che non sia un grande malus, anzi, a volte Wallace tende a essere – coff coff – pesante. I suoi lunghi monologhi su quanto è terribile il “vecchio con la telecamera”, seppur arguti e sempre freschi, hanno bisogno di questi “respiri” delle note a piè di pagina, e credo Wallace lo sapesse, in qualche modo.

Il saggio è un capolavoro, scorre fluidissimo – note a parte – e alla fine mi sono sentito come se avessi partecipato anche io a quella crociera, a commentare acidamente quei vecchi ricchi, insieme a lui. Perché Wallace riesce a prenderci per mano per accompagnarci nella sua testa.
Ad esempio, quando crede che il capitano Dermatitis vuole ucciderlo, risucchiandolo nel cesso, perché è un reporter troppo ficcanaso, l’unica cosa che ho pensato è stata: “Sì, cazzo.”
Che altro dire… potrei dirvi che nei primi capitoli – nel momento dell’imbarco quando sono tutti ammassati in un hangar aspettando il check-in – ha citato una volta il Checkpoint Charlie e ben due volte la deportazione della shoah. Potrei dirvi che ho riso come un deficiente quando si è presentato all’evento te in abito formale con una T-shirt con sopra disegnato uno smoking. Ma tutte queste cose sono solo una pubblicità e vi rovinerei quella che è l’esperienza sinceramente divertente – e triste – della sua crociera.

In conclusione…

Una cosa divertente che non farò mai più è sì un saggio comico, ma è un comico grottesco, l’umorismo dei comici che dicono la verità senza essere tediosi e pesanti. L’umorismo del fa ridere ma fa anche riflettere. Wallace riesce a spiegarci fenomeni sociali complessi, riesce a essere empatico e realista sul mondo. Anche quando è sarcastico e acido, si sente una fondamentale bontà del suo cuore. Si sente che usa la sua straordinaria intelligenza e la sua pungente ironia per comunicarci quello che per lui è sbagliato. Wallace riesce a essere tecnico senza stancare mai. Riesce a comunicare il suo disagio e la sua angoscia in un modo leggero e virtuoso. E mi ha lasciato un sapore amaro, un po’ post-moderno, sulla lingua.

Ultimo consiglio: se state per fare un viaggio in crociera, per carità, non iniziatelo prima di salire a bordo.

Voto

4/5

Citazioni

“Ho sentito il profumo che ha l’olio abbronzante quando è spalmato su oltre dieci tonnellate di carne umana bollente. Ho visto un parrucchino in testa ad un ragazzo di tredici anni. Ho tenuto il ritmo di due quarti puntando il dito verso il cielo esattamente sulla stessa disco music sulla quale odiavo puntare il dito verso il cielo nel 1977. Ho sentito cittadini americani maggiorenni e benestanti che chiedevano all’Ufficio Relazioni con gli Ospiti se il il tiro al piattello si fa all’aperto e a che è previsto il Buffet di Mezzanotte.”

(Parlando del venir viziati promesso dalla brochure della crociera) … e naturalmente io voglio crederci – fanculo Budda – voglio credere che magari questa vacanza mi vizierà a sufficienza, che il lusso e il piacere saranno somministrati in maniera così completa e impeccabile che la mia parte infantile si sentirà finalmente appagata. Ma la mia parte infantile è insaziabile. – e anzi, la sua essenza, il suo Dasein, o quant’altro, sta proprio nella sua insaziabilità a priori.

(Parlando del sistema di scarico del bagno nella sua cabina) I vostri escrementi più che rimossi sembrano essere risucchiati, e risucchiati a una velocità tale che vi fa pensare che vadano a finire in un luogo così lontano che diventano immediatamente una astrazione… una specie di scarico ad alto tiraggio esistenziale.

Anna Karenina – Recensione

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