Al di là del destino
La storia
Il libro si apre con il protagonista che si risveglia nudo in mezzo al niente. È confuso e non sa spiegarsi come sia finito lì, o meglio, come abbia fatto a riaprire gli occhi dopo aver provato a suicidarsi. Quando si accorge che il suo corpo giace esanime comprende però che il suo tentativo è andato a buon fine.
Nel giro di pochi minuti viene raggiunto da una demone per condurlo nel regno dei dannati: Petra. Nel grande pullman che accoglie le anime dei defunti, Gary conosce Camilla, poco più che bambina, eppure anche lei condannata insieme a tutti gli altri. I due stringeranno un’amicizia che li porterà a collaborare e intraprendere un insolito viaggio al quale si uniranno altri personaggi. Insieme affronteranno i demoni custodi dei gironi infernali per sottrarre loro le chiavi che aprono la porta che separa gli inferi e il paradiso, riuscire a salire nel Regno Celeste e richiedere giustizia al Supremo Belfard, sovrano dell’aldilà.
Cosa ne penso…
L’idea è carina, i personaggi avrebbero avuto molto da raccontare, ma leggendolo mi è apparso tutto piatto, freddo. Manca la tridimensionalità e l’umanità che dovrebbero servire a immergere e coinvolgere il lettore. I dialoghi sono irrealistici, leggendoli ho percepito che qualcosa non andava, che una persona non parlerebbe così, con toni pomposi e ricercati. Allo stesso modo i vari personaggi non hanno reazioni emotive verosimili. Quando qualcosa stupisce o spaventa non viene vissuto dal personaggio, le emozioni non vengono mostrate o sentite, vengono semplicemente dette e fanno sembrare la storia raccontata da degli automi. Proprio per questi motivi la storia ad un certo punto inizia ad apparire ridondante e ripetitiva, sembra di rileggere la stessa scena più e più volte, come è successo con i vari gironi che si trovano ad attraversare, ognuno superato nella stessa modalità, senza alcun cambiamento da parte dei cattivi o dei protagonisti.
Molti momenti avrebbero offerto ai vari personaggi sfide per metterli alla prova, per costruire una crescita e un’evoluzione, ma questo non è mai avvenuto, i personaggi non sono mai stati sfidati colpendo le loro personali debolezze e perciò non sono mai veramente cambiati. Ognuno di loro è rimasto così com’era già all’inizio: perfetti. I cattivi non si sono mostrati mai neanche per una volta come veri cattivi.
Questo purtroppo ha creato durante la lettura un distacco con i personaggi e le loro vicende che non mi hanno permesso di godere appieno della storia e della morale che avrebbe voluto trasmettere.
Conclusioni
Il messaggio che passa leggendo queste pagine è che la vita vale la pena di essere vissuta, anche quando non sembra che sia così. E sarebbe stato un bel tema, c’è molto da dire al riguardo, ma non ho percepito l’empatia e la delicatezza necessaria a farmelo interiorizzare.
Purtroppo questo libro non mi ha soddisfatta, ma se posso offrire un consiglio all’autore è quello di concentrarsi sui personaggi, renderli deboli e umani e giocare con loro. L’idea aveva potenziale, ma la realizzazione è stata un po’ povera.
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Voto
Note
Grazie all’autore per averci fornito la copia che ci ha permesso di conoscere questo libro.